Italia, Paese dei leader d’argento

Italia prima in Europa nel family business

Il 90% delle imprese italiane è di tipo familiare. La maggioranza sono PMI (101 mila società controllate da gruppi familiari, secondo il rapporto Cerved 2019). Questo non solo definisce l’identità dell’impresa italiana, ma la colloca anche al primo posto in Europa.

Questo genere di imprese presenta tre importanti punti di forza: la fedeltà del personale di famiglia, l’elevata velocità decisionale e la flessibilità organizzativa. È grazie ad essi che, in una situazione di emergenza quale la recente pandemia, le PMI familiari hanno dimostrato una spiccata attitudine ad adattarsi a repentini cambiamenti di scenario, recuperando più agilmente la redditività pre-crisi.

Un dato allarmante

Tuttavia, emerge un dato che fa riflettere: la presenza sempre maggiore di leader ultra-settantenni (secondo l’Osservatorio AUB, in un decennio sono aumentati dal 17% al 25,5%). Questo porta in primo piano il tema del passaggio generazionale: infatti, solo nel 9% dei casi viene effettivamente preparato seguendo un piano di successione strutturato. E il 32% delle imprese familiari non supera la prima generazione.

Ma come mai il passaggio generazionale non viene pianificato?

Io non credo che sia solo l’effetto di una cultura patriarcale che porta il fondatore a “non voler mollare”. E non penso nemmeno che sia un tema di inettitudine o di deresponsabilizzazione degli eredi.
In molti casi, specie nella piccola impresa, semplicemente non si è consapevoli di dover progettare un vero e proprio piano di successione generazionale che definisca un punto di partenza e di un punto di arrivo chiari e misurabili. C’è un vuoto di competenze, risorse e modelli specifici per gestire tale complessità. Gap che peraltro può essere colmato in outsourcing. Anzi, nella maggior parte dei casi, la consulenza esterna è anche più indicata, poiché attinge a una casistica trasversale ampia e aggiornata su cui basare strategie e problem solving.

Soluzioni a portata di mano

Ad ogni buon conto, ogni piano di ricambio generazionale prevede sempre una fase essenziale di formazione e sviluppo professionale dei potenziali eredi, che inizia con il loro ingresso in azienda, spesso in giovane età, fino a una fase di co-leadership, momento delicato in cui ruoli e responsabilità devono essere concordati e chiariti, per arrivare infine al passaggio di testimone vero e proprio.

Il coaching è uno dei più efficaci “entry bonus” che l’impresa può riconoscere al proprio neo-leader, specialmente quando è “di famiglia”.

  • È utile per fare il punto della situazione.
  • È essenziale per mettere a fuoco obiettivi e valori.
  • Serve a risolvere eventuali “blocchi” individuali e lavorare sul potenziale del neo-imprenditore.
  • Aiuta a rafforzare le skill necessarie al suo futuro professionale.
  • Non è impegnativo dal punto di vista dell’apprendimento e può sommarsi facilmente ad altri percorsi di addestramento, integrandosi bene con la formazione on the job.

 

Autore: Alexandra Gazzola

 

 

Fonti:
The European House Ambrosetti 2022
Rapporto Cerved PMI 2019
Deloitte, Global Family Business 2019
XXII Osservatorio AUB promosso da AIDAF (Associazione Italiana delle Aziende Familiari)

 

 

 

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